Giuseppe Capicotto al Webinar Remind “La Bellezza Salverà il Mondo – Natale di Roma 2022”

Al Webinar Remind “La Bellezza Salverà il Mondo – Natale di Roma 2022” è intervenuto Giuseppe Capicotto (General Manager eFM) che ha così dichiarato:

“La celebre frase di Dostoevskij applicata alla città di Roma mi stimola alcune riflessioni sul senso stesso dell’abitare e sulla capacità di un luogo di mettersi al servizio dell’esperienza. Perché la bellezza non è solo un fatto “estetico” – e su questo Roma non ha rivali in tutto il mondo – ma è anche il risultato di un’armonia tra le parti, un equilibrio di forme e volumi che rende qualcosa gradevole. Ed è questo il punto di rottura che una città enorme come Roma vive nel rapporto con le persone che la abitano. Se vogliamo che sia bella non soltanto per i turisti che la visitano ma anche per coloro che la vivono ogni giorno, dobbiamo trovare un modo per ricreare quell’equilibrio tra le diverse dimensioni che animano la città: quella istituzionale, quella abitativa, quella ambientale, quella urbanistica… La bellezza che salverà Roma, dunque, non ha nulla a che fare con i suoi aspetti scenografici. Riguarda invece la vocazione dei suoi spazi, l’accessibilità delle infrastrutture, l’efficacia dei sistemi complessi.

In che modo allora possiamo rendere Roma, davvero e profondamente “bella”?

Da qualche mese in alcune città europee, tra cui Parigi, Milano e la stessa Roma, si è iniziato a immaginare un modello di redistribuzione del territorio sulla base dell’esperienza: il paradigma della città a 15 minuti. Questa soluzione rappresenta senza dubbio una strada percorribile, ma per comprenderne la portata e misurarne la sostenibilità, non possiamo limitarci alla dimensione temporale. Il raggio di 15 minuti, infatti, presuppone una capillare rimodulazione degli spazi. In questo senso, il progetto su cui come eFM siamo a lavoro da oltre due anni, HUBQUARTER, sembra integrarsi in modo naturale con il concetto della città in prossimità perché si pone lo stesso obiettivo ma dal punto di vista degli spazi.

Muove dalla considerazione che la maggior parte degli spazi urbani è di norma sotto utilizzata (pensiamo agli uffici di notte, o ai teatri di mattina…) e – con il covid – quasi del tutto inutilizzata: da qui l’idea di mettere quegli spazi in connessione abilitando di fatto una rete di esperienze aperta all’intera città. In che modo? Partendo da quello che era già accaduto nella mobilità, abbiamo pensato di applicare la sharing economy agli spazi, rendendo l’intera città un unico grande hub di esperienze, dove ogni luogo è un’opportunità di vivere al meglio la propria giornata di lavoro o formazione. Tutto questo perché il luogo di lavoro, in senso tradizionale, non esiste più. Esistono tanti luoghi di lavoro, distribuiti nella città, e con l’Hubquarter ciascuno di noi può scegliere il luogo che preferisce in base alle persone che lo frequentano, alle caratteristiche del luogo e ai servizi collegati.

HUBQUARTER garantisce quattro layer di sostenibilità, agendo sulla persona, che può scegliere dove andare a lavorare, costruendo ogni giorno la propria esperienza, in base alle esigenze personali e professionali; sull’azienda, i cui spazi tornano a vivere e a generare valore e i dipendenti ottengono condizioni di lavoro arricchenti; sulla città, liberata dalle classiche migrazioni dalla periferia al centro (flussi e risorse vengono redistribuiti su tutti i quartieri e la storia e la vocazione di ogni singolo luogo vengono valorizzate); sul Pianeta, poiché la logistica semplificata e la dimensione di prossimità lavorativa riducono il tasso di CO2 e la dispersione energetica”.

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